Sostenibilità

Siamo all’impasse, mancano leggi e fondi

Nelle nostre città, auto e mezzi pubblici vanno a passo di lumaca. L’Ue spinge per lo sviluppo ferroviario. Ma in materia l’Italia ha una legge vecchia di 12 anni. E senza Budget

di Elena Martelli

Dobbiamo cambiare il modo di muoverci. Oggi siamo tutti macchinadipendenti, e a rimetterci è sia la salute delle persone sia quella delle città». Sono parole di Enrico Mingardi, presidente dell?Asstra, l?Associazione delle società ed enti del trasporto pubblico locale di proprietà degli enti locali, delle Regioni e di imprese private, cui aderiscono la totalità delle aziende esercenti il trasporto urbano, la maggioranza delle aziende esercenti il trasporto extraurbano, tutte le ferrovie locali, non appartenenti alla società Ferrovie dello Stato, e le imprese di navigazione lagunare e lacuale. Tra i compiti dell?associazione, le cui aziende associate hanno in dotazione circa 35mila mezzi pubblici e trasportano ogni giorno più di 13 milioni di viaggiatori, vi è quello di svolgere a livello internazionale, nazionale, regionale e locale azioni di sostegno a favore della mobilità collettiva. La parola al presidente Enrico Mingardi, cui abbiamo rivolto alcune domande sul trasporto pubblico, l?ecomobilità e gli scioperi. Ecomondo: Com?è la situazione del trasporto pubblico in Italia? Enrico Mingardi: Per quanto riguarda il trasporto pubblico di persone a livello urbano e regionale, la situazione non è certamente delle più rosee. Dal punto di vista legislativo, il settore è in una impasse di grande incertezza e confusione delle regole di funzionamento. Gli ultimi anni sono stati infatti caratterizzati da un processo di profonda riforma che avrebbe dovuto concludersi nel 2003 per dare vita nel 2004 a un sistema liberalizzato fondato sul mercato regolato. Ma una serie di sovrapposizioni di leggi, di cui l?ultima riguardante i servizi pubblici locali in generale, si sono inserite nel contesto precipuo dei trasporti bloccando questo processo con il risultato che oggi non sappiamo verso cosa, e come, devono andare le aziende. All?incertezza legislativa, si aggiunge una carenza di finanziamenti destinati al trasporto pubblico locale che è diventata sistematica da quando, nel 1997, l?ex Fondo nazionale trasporti è passato alle Regioni. Pochi investimenti e politiche di sostegno allo sviluppo e all?uso dei mezzi pubblici: questo è, purtroppo, il quadro del settore. Ecomondo: Quali sono le alternative per togliere le merci dalla gomma? Mingardi: Noi ci occupiamo di trasporto di passeggeri, e quindi rispondiamo alla domanda in base alla stesse considerazioni con cui affrontiamo il problema che ci riguarda da vicino. Cioè come trasferire parte della mobilità privata sui mezzi pubblici aumentando la quota di mercato del trasporto pubblico ottenendo in cambio benefici per la collettività sviluppando un settore che ha una notevole valenza industriale oltre che sociale. Una forte volontà progettuale da parte delle istituzioni per realizzare l?obiettivo è il punto di partenza iniziale da cui non si può prescindere per ripristinare e ampliare le ferrovie locali, realizzare grandi punti di interscambio e poli logistici intorno alle città . Ecomondo: Sembra che l?unico tipo di trasporto su cui viene investito sia quello su gomma ma questo contrasta con la difesa dell?ambiente: che ne pensa? Mingardi: Che ci sia un riequilibrio modale da effettuare tra gomma e ferro è una realtà condivisa da tutti i Paesi europei , tant?è che la Commissione ha fatto dello sviluppo ferroviario la propria bandiera stabilendo un programma per riportare a sostenibilità lo sviluppo della mobilità negli Stati e tra gli Stati dell?Unione europea da qui al 2010. Al centro di questo programma campeggia il trasporto ferroviario. Nel nostro settore una legge molto importante, la 211 del 1992, costituisce l?intervento finanziario più forte degli ultimi anni per dotare il Paese di strutture ferroviarie per il trasporto rapido di massa all?altezza delle esigenze di oggi. Ma questa legge, che ha esaurito il finanziamento, è comunque troppo poco per diminuire il gap che ci divide sotto questo profilo dagli altri Paesi europei. Ecomondo: Come considera la situazione dei trasporti pubblici nelle grandi città? A Firenze, ad esempio, è entrato in vigore il telepass per entrare in centro: è un giusto deterrente contro l?uso dell?auto privata? Mingardi: La situazione dei trasporti pubblici nelle grandi città è che si va tutti a passo di lumaca. Qui sta il punto: se non si prendono con coraggio iniziative per dissuadere ma anche obbligare la gente a non usare la macchina per gli spostamenti nel centro delle città, non solo la battaglia per rendere attrattivo il trasporto pubblico è persa in partenza, ma il problema della mobilità nei centri urbani diventerà prima o poi una questione ingestibile in termini di inquinamento, spazio e traffico. Il sistema inaugurato a Firenze, simile a quello già in uso a Roma per regolare e limitare la circolazione nella zona centrale della città, è uno dei tanti che possono, e dovrebbero, essere usati per realizzare una politica della mobilità. L?importante è che questi sistemi servano effettivamente per alleggerire il traffico privato aumentando il trasporto pubblico, altrimenti c?è il rischio che i cittadini si sentano solo spremuti senza avere un beneficio in cambio. Ecomondo: Quali possono essere le alternative ai carburanti tradizionali? E alle auto private? Mingardi: Per quanto riguarda i carburanti, non si tratta di esprimere opinioni ma di dar retta all?innovazione tecnologica. Per quanto riguarda la macchina, si tratta di porre il problema in modo diverso. Non credo infatti che cercare un?alternativa alla macchina in quanto tale porti lontano. Semmai si tratta di cambiare il modo di muoversi delle persone. Oggi siamo quasi tutti macchinadipendenti e a rimetterci sono sia la salute delle persone (basti pensare al problema insorgente dell?obesità) che le città, deturpate da traffico infernale, inquinamento e esaurimento dello spazio. La mobilità è una catena di cui macchina, trasporto pubblico, camminate a piedi e biciclette sono tanti anelli. Affinché questa catena sia una catena virtuosa è indispensabile che la gente ricominci a camminare e che in determinati contesti, come quelli urbani, si dia una priorità assoluta al trasporto pubblico. Ecomondo: Come giudica lo sciopero che ha paralizzato Milano, e gli accordi sanciti? Mingardi: Gli scioperi selvaggi nel trasporto pubblico locale sono forme gravissime e inammissibili di protesta perché trasferiscono il conflitto su soggetti terzi, i cittadini, scaricando su questi ultimi il peso della vertenza e acquisendo in questo modo un potere contrattuale abnorme, contro il sistema di regole a fondamento delle relazioni industriali e della convivenza civile e democratica. L?accordo di Milano è squisitamente locale. Risponde alle esigenze di miglioramento di Atm poiché gli aumenti sono comunque erogati a fronte di recuperi di produttività. Input anti traffico Cos?è il car pooling È una misura di incentivi (o specifici provvedimenti di limitazione) finalizzati ad aumentare il numero di persone che contemporaneamente utilizzano una stessa autovettura (coefficiente di occupazione, in media, pari a 1,7 persone per autovettura). Provvedimenti di limitazione possono essere, ad esempio, il divieto di ingresso nel centro storico alle autovetture con meno di tre persone a bordo (adottato a Manhattan dopo l?attentato alle torri gemelle per ridurre il flusso di auto che entravano nell?area del disastro), mentre gli incentivi possono riguardare l?accesso alle corsie preferenziali o la disponibilità di spazi per la sosta in centro. Taxi collettivo È una modalità di trasporto che utilizza mezzi pubblici dalla capienza massima di circa 10-12 utenti, a un costo inferiore al taxi e superiore a quello dell?autobus. Consente di servire aree urbane disperse, dove risulterebbe antieconomica la tradizionale linea extraurbana, e di fornire un supporto sociale alle categorie deboli che obbligano il gestore alla raccolta dell?utente presso casa o in partenza dai grandi nodi di interscambio come porti, stazioni ferroviarie o di pullman interurbani, parcheggi di interscambio). Mobility manager Progetta e realizza soluzioni alternative agli spostamenti sistematici dei lavoratori e delle aziende. Viene individuato nelle aziende e negli enti pubblici con più di 300 dipendenti per unità locale e nelle imprese con più di 800 dipendenti. Lo scopo di questa figura è quello di ridurre l?utilizzo dell?auto privata negli spostamenti usuali dei dipendenti, attraverso l?adozione del ?Piano degli spostamenti casa – lavoro?, da presentarsi entro il 31 dicembre di ogni anno al Comune.


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